Oceani | Viaggiare | Immagini | Narrativa | Scienza | Spanish
Lodo del Sito Oceani

Viaggio al Centro della Terra

Gianni Nigro
L'informatica cambia il mondo
Racconti
Racconti Noir
Recensioni
On th road
Il mare infinito
Ricordi

SITI DI
Gianni Nigro
NARRATIVA
SCIENZA
INFORMATICA
MARIO NIGRO
FLISA
Se per Fantascienza intendiamo panoramiche astrali, astronavi che distruggendo le teorie di Einstein corrono centinaia di volte più veloci della luce, guerre tra Universi nemici, mostriciattoli simpatici e Rettili alieni, allora forse Jule Verne non rientra in questa categoria.
Eppure lo si ritiene il creatore della fantascienza. E sicuramente lo è, per l’aver accostato Scienza e Narrativa, Futuro e scoperte scientifiche contemporanee al momento narrativo, scienza reale e scienza futuribile.
Il merito, però, più grande di Verne è stato di proporre un futuro credibile, talmente credibile che è stato in gran parte realizzato.
Prendiamo ad esempio, dal lato opposto, il capolavoro di Kubrick, “2001, Odissea nello Spazio” (tratto a sua volta da un racconto di Arthur Clarke). Ebbene, il film è probabilmente uno dei più belli che siano stati realizzati in tutta la storia della Cinematografia, ma dal punto di vista della scienza possibile possiamo divertici a esprimere le seguenti considerazioni:
* nel 2001 non vi era nessuna base lunare (e neanche adesso ve n’è traccia alcuna);
* i viaggi dalla Terra alla luna sono sospesi da un pezzo e chissà quando e se riprenderanno; * i trasferimenti tra la Terra e la base orbitante sono molto più affannosi, scomodi e pericolosi di quanto ipotizzato nel film.
Insomma, siamo molto più indietro.
Vi ricordate la serie televisiva “Spazio 1999”? Anche là c’era una vastissima base lunare e aggeggi mobili, simili ad autobus sbuffanti, antigravitazionali, invenzioni non realizzate e spesso irrealizzabili. Magari il contrasto (un po’ ridicolo) c’era, ed era costituito da un gigantesco Mainframe, un computerone a parete, che rispondeva con scontrini del bar, dalle capacità incerte. Forse l’attuale Google è dotato di maggior intelligenza.
Insomma, la fantascienza di Verne, i suoi orizzonti futuri, erano ipotesi di una scienza tangibile, ancora da venire, ma a un palmo di mano.
Lo era il raffazzonato viaggio sulla Luna. Lo era il sommergibile atomico Nautilus. Forse lo era un po’ meno il Viaggio al centro della Terra.
Però attenzione: lo stesso Verne blocca i protagonisti all’interno del sottile strato di crosta che ricopre il magma della Terra e comunque, per certi versi, questo è il romanzo più affascinante della serie, così viscerale, la Terra in dolce attesa e i tre pargoli alla ricerca di un perché, ciascuno con il proprio perché, finché il parto arriva, come sempre, come in tutti i parti, in maniera non del tutto indolore.
Ma è un parto prematuro, e Viaggio al centro della Terra resta il più incompiuto dei romanzi di Verne. Si nota un forte sbilanciamento tra una prima parte, eccessivamente descrittiva, con il nord Europa e la capitale dell’Islanda, nonché i suoi gelidi paesaggi fino al vulcano da cui si entra, quasi un insieme di preliminari abbastanza estenuati.
Poi l’ingresso, lo sprofondare sempre più verso l’interno. Quindi il mare, il liquido amniotico, indispensabile, calmo e tempestoso al tempo stesso.
Improvvisamente il ritmo cambia e tutto precipita, e i tre avventurieri vengono brutalmente espulsi senza tante spiegazioni.
Il mistero così resta racchiuso nei meandri della madre Terra, com’è giusto che sia.
Strade al crepuscolo